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Guadagnare il 130% con i diamanti, il nuovo bene-rifugio

Dal 1992 ad oggi, i brillanti sono stati oggetto di rivalutazioni di circa un punto e mezzo in più rispetto al tasso di inflazione; con un risultato: chi, nei primi ’90, avesse investito nei brillanti una somma di 10mila euro, oggi si ritroverebbe con una ricchezza più che raddoppiata, nell’ordine di 23mila euro circa.
Per questo, stanno diventando un bene-rifugio alternativo all’oro e agli investimenti in borsa.
La compravendita dei diamanti sta diventando per molte persone una valida alternativa agli investimenti sulle borse, che sono reduci da un decennio da dimenticare, o all’acquisto dell’oro.

miniera di diamantiPer comprare i brillanti, non occorrono cifre da capogiro: si va da un minimo di 5mila euro, fino a un massimo di 75mila euro circa per ogni singolo pezzo. L’acquisto può essere effettuato rivolgendosi ad una delle tante banche italiane che offrono ai clienti un servizio di jewellery consultancy, cioè consulenza e di intermediazione per l’acquisto di gioielli e pietre pregiate. Di solito, per svolgere questa attività, gran parte degli istituti di credito si appoggia a degli operatori specializzati come la Diamond Private Investment di Marurizio Sacchi o la Intermarket Diamond Business guidata da Claudio Giacobazzi.

quotazione dei diamanti da 1992 al 2010 I guadagni ottenuti grazie alla rivalutazione delle pietre sono completamente esentasse: sulla differenza tra il prezzo di vendita e  di acquisto dei diamanti, infatti, non è previsto dalla legge alcun prelievo fiscale, a differenza di quanto avviene per le rendite finanziarie delle azioni, dei depositi bancari o delle obbligazioni, che in Italia sono soggette a un’aliquota del 20%.

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